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The Shofar Place concert

L’Istituto Italiano di Cultura di Pechino ha il piacere di invitare il suo pubblico all’incontro-concerto con Nicola Sani, con la partecipazione di Ivo Nilsson il prossimo 30 settembre alle ore 19:30.

Rotor Zero

ROTOR ZERO is the embryo in a series of compositions for various ensemble settings that were inspired by the ROTORELIEF art works by Marcel Duchamps. They latter consist of 12 rotating graphical “spirals” that are supposed to be silently played on an ordinary gramophone creating a 3-dimensional hypnotic experience. My spontaneous reaction when I saw them for the first time was: What would they sound like?

The Shofar Place

Commissioned and produced by INA-GRM, Paris

Il ritrovamento archeologico di una pietra dal muro del Tempio di Gerusalemme con un’iscrizione riferita al luogo del soffio dello Shofar ha ispirato al poeta Paul Celan una delle sue ultime poesie, Die Posaunenstelle, scritta in occasione della sua visita a Gerusalemme nel 1969. La poesia venne inserita nell’ultima delle raccolte di Paul Celan, Zeitgehöft (Enclos du temps), pubblicata per la prima volta postuma dalla casa editrice tedesca Suhrkamp nel 1976. “Le poesie concepite dopo il viaggio in Israele – scrive in proposito Massimo Pizzingrilli – possono considerarsi a pieno titolo il risultato dell’ultima svolta poetico-esistenziale celaniana”[1]. “Celan – prosegue Pizzingrilli – soggiornò a Israele dal 30 settembre al 17 ottobre 1969, in compagnia, tra gli altri, della sua ritrovata amica, dai tempi della giovinezza a Czernowitz, Ilana Shmueli. Queste poesie contengono una serie di rimandi topografici e storici della città di Gerusalemme, raccolti da Ilana Shmueli per Celan sottoforma di appunti”[2]. Nel testo originale tedesco Celan si riferisce allo Shofar, antico strumento ebraico costituito da un corno di montone, usando la parola Posaune, nella traduzione tedesca introdotta da Martin Lutero, ma che normalmente nella terminologia attuale indica il Trombone. Prendendo spunto da questa sintesi che accomuna i due strumenti, il Trombone e lo Shofar, questa composizione intende porsi come una ricerca alle radici arcaiche del suono.

Per poter comprendere profondamente il valore e il significato del suono e della musica, intesi come espressioni dell’anima e della psiche umana, dobbiamo innanzitutto considerare le caratteristiche principali delle diverse tradizioni musicali del passato, alcune delle quali sopravvivono tuttora nella ritualità di popolazioni diverse, sia europee che extraeuropee: dobbiamo infatti conoscere, recuperare e vivere pienamente tutte quelle forme d’arte dimenticate, tutti quei canti, quei rituali e quelle danze che si sono persi nel tempo e nello spazio, la cui memoria sopravvive tuttavia nelle profondità inconsce della psiche collettiva, dalle quali riemerge ciclicamente, influenzando a vari livelli le scelte, le motivazioni, i gusti e le tendenze dell’umanità attraverso i secoli. Vi sono infatti, dietro le loro apparenti diversità, numerosi aspetti in comune nella ritualità e nella musicalità di tradizioni culturalmente e storicamente diverse, aspetti spesso stupefacenti per la loro profondità e identità, che ci testimoniano l’universalità dell’esperienza interiore, espressa in forme e modi tra loro differenti secondo un processo evolutivo che coinvolge la globalità delle manifestazioni umane. Nella musica del nostro tempo siamo giunti a un momento di crisi profonda, in cui ci si domanda da più parti se non sia ormai ora di riconsiderare dalle radici non solo l’aspetto stilistico e formale della creazione artistica, ma anche e soprattutto la sua sorgente di ispirazione, la fonte stessa dalla quale essa scaturisce. Anche in Celan, il rituale è iscritto nella sua poesia, ma per essere interrotto. “Posaunen” è sintatticamente una parola-cesura, serve proprio a creare una crepa, come il taglio della tela di Lucio Fontana, serve a instaurare una riflessiva messa in discussione del precetto normale-normativo della tradizione che quella parola porta con sé. Questa composizione esplora le fonti arcaiche e profonde del suono con le nuove tecnologie di elaborazione digitale. E al tempo stesso esplora lo spazio timbrico tramite un processo di de-costruzione del suono nello spazio, grazie all’organizzazione della ditribuzione del suono tramite la diffusione multicanale. La ricerca sonora sviluppata con le tecnologie digitali ha consentito in questi anni di approfondire la relazione tra suono naturale, materiale pan-acustico e spazio timbrico. È una ricerca fatta di tensioni al limite, filtrata dallo sguardo elettroacustico sul suono, attraverso il quale il dialogo tra il materiale elaborato digitalmente e l’interprete dal vivo assume inedite caratteristiche, con soluzioni dinamiche e spaziali imprevedibili. In particolare è lo spazio a costituire un nuovo polo di attrazione e parametro di elaborazione, uno spazio sonoro dove organizzare liberamente la materia e dove il timbro si fonde, elabora se stesso nella confluenza e interrelazione dei singoli elementi. Il suono del Trombone “raccoglie” la memoria arcaica del suono dello Shofar, un suono che ha attraversato i millenni, “con cui secondo l’uso ebraico veniva annunciato un particolare avvenimento (poteva essere il segnale d’allarme di una guerra, la minaccia di un pericolo imminente, la salita al trono di un re, l’annuncio del nuovo anno e dell’anno giubilare, l’ira di Dio o la redenzione del popolo di Israele)”[3]. Grazie alle nuove tecniche di esecuzione sviluppate da Ivo Nilsson, geniale interprete e compositore svedese con il quale è stato sviluppato tutto il progetto sonoro della composizione, in combinazione con le tecnologie per l’elaborazione digitale del suono sviluppate al GRM di Parigi, questa materia/memoria viene proiettata verso orizzonti estremi. Il dialogo tra i due piani sonori che si intersecano e si confondono e il testo poetico originale è profondo e denso di fascino e suggestioni. Il Trombone esplora le insondabili profondità dell’io evocate dai versi ermetici, il suono dello Shofar è un suono che non ha parole, emesso dal soffio umano, che ci ricorda il soffio vitale con cui il Signore creò il primo uomo e sembra raccogliere l’invito estremo di Paul Celan “hör dich ein / mit dem Mund” (insuffle-toi l’écoute / avec la bouche). “E allo sprofondamento dell’abisso che apre nuove costellazioni corrisponde esattamente la dinamica della poesia”[4].

[1]              Massimo Pizzingrilli, All’altezza del profondo. Una rilettura della poesia Die Posaunenstelle, in “Paul Celan, la poesia come frontiera filosofica”, a cura di Massimo Baldi, Fabrizio Desideri, Firenze University Press, 2008

[2]    ibid.

[3]    ibid.

[4]    ibid.

 

Nicola Sani (Ferrara 1961), compositore e direttore artistico. Si è specializzato con Karlheinz Stockhausen, dopo avere studiato composizione con Domenico Guaccero e composizione musicale elettronica con Giorgio Nottoli. Ha preso parte ai seminari di composizione di Tristan Murail, George Benjamin e Jonathan Harvey. È autore di opere di teatro musicale e per la danza, composizioni sinfoniche e da camera, creazioni intermediali, composizioni per live electronics e fixed media, eseguite e presentate nelle principali stagioni e festival in Italia e all’estero. E’ direttore artistico dell’Accademia Chigiana di Siena, membro del CdA della Fondazione “Archivio Luigi Nono di Venezia”, consigliere artistico della IUC-Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Bassiri.  Nel 2011 è stato insignito dal Ministro della Cultura francese dell’onorificenza di “Chevalier des Arts et des Lettres”. Nel 2023 è stato nominato Accademico d’Onore dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. È stato sovrintendente e direttore artistico del Teatro Comunale di Bologna, direttore artistico del Teatro dell’Opera di Roma, presidente dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani di Parma, presidente della Fondazione Isabella Scelsi di Roma, dedita al lascito culturale del compositore Giacinto Scelsi, direttore artistico del Progetto “Sonora” realizzato in collaborazione con CEMAT, direttore artistico del Festival “Emergenze” di Roma, curatore della Sezione “Arte Elettronica” del RomaEuropa Festival. E’ stato inoltre membro del board di “Opera Europa”, consulente dell’Accademia Tedesca “Villa Massimo” e dell’American Academy in Rome.

Ivo Nilsson was educated at the Royal College of Music in Stockholm and at IRCAM in Paris. In 1989 he made his debute as a soloist with the Swedish Radio Symphony Orchestra and as a composer with an Octet premiered by the Ensemble L’Itinéraire at Radio France.

He is a member of KammarensembleN and a frequent guest in internationally acclaimed ensembles such as Ensemble Modern and Klangforum Wien.

Ivo Nilsson was the artistic director of the Stockholm New Music festival in 2003 & 2005.

In 2007 he was awarded the Interpreters price from the Society of Swedish Composers.

In 2017 he was elected member of the Royal Swedish Academy of Music.